Cimena

Cosa succede quando sei amici ventenni, tutti di nome Mario, si ritrovano in uno squallido seminterrato per guardare la televisione?
Pigrizia, apatia, indolenza, ma anche discorsi, televisione e cibo spazzatura dominano la vita della Provincia. Che se ne pensi bene, che se ne pensi male, che la si ami o la si odi, solo un film spazzatura ce la può narrare con piena autenticità.
"Cimena" è un lungometraggio trash, comico, demenziale e satirico, realizzato interamente da giovani bergamaschi non professionisti e squattrinati. Scritto in una follia di mezza estate, nel 2018, è stato girato tra l'estate e l'inverno dello stesso anno, e montato nel corso del 2019. Ora è giunto il momento di proiettarlo al cinema, in una singola occasione, perché non verrà nè distribuito, né caricato sul Web.
Il ventiduenne Davide Curto, regista, sceneggiatore e attore nel film, lo racconta così: «I sei protagonisti sono tutti dei simboli, dei distillati della generazione in cui siamo cresciuti. Sono amici, sì, ma interpretano la vita in modi diametralmente opposti: c'è chi vuol fare il giovane imprenditore ed è invischiato in qualche start-up innovativa, chi crede ancora nella rivoluzione e si getta in adorazione de "Il Manifesto" di Karl Marx, chi vuol essere intellettuale e si diletta nell'arte in tutte le sue forme, chi non ha mai fatto altro che seguire gli altri, chi non ha ancora ben chiaro il suo posto e sogna di andarsene lontano e chi pensa solo alle donne, ai bei vestiti e alle discoteche»
«Anche fuori dal seminterrato, si fanno sempre le stesse cose. Una grigliata, un aperitivo, un pranzo o una cena al McDonald's, una festa in casa, un ubriacata nel solito locale, e il lavoro è solo per chi ce l'ha. Alla fine i sei amici, tra incomprensioni e assurdità, intraprenderanno un viaggio mozzafiato, senza però mai schiodarsi dalle loro abitudini, e dalla tanto cara e amata Provincia»
«Abbiamo scritto e girato "Cimena" perché, prima di andare a studiare altrove e abbandonare la nostra vita di provincia, che ci aveva accompagnato per un ventennio, volevamo raccontare cosa ha significato per noi crescere in un mondo figlio della televisione, del berlusconismo mediasetiano e degli stereotipi campanilistici tipici dell'hinterland anomico. Ora che siamo diventati grandi, e non abbiamo altro Dio all'infuori di Ezio Greggio, vogliamo rifletterci e riderci un po' su».